Noi, gli eroi della nostra fiaba

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Tra le attività che mi piace svolgere nel mio lavoro c’è quella di condurre dei gruppi di mutuo aiuto per pazienti affette da una malattia rara. Mi piacciono i gruppi perché sono luogo di profonde aperture e condivisioni che hanno già di per sé molto di terapeutico.

Durante uno degli incontri di gruppo ho chiesto alle partecipanti di presentarsi usando i personaggi delle fiabe come metafora. In questo modo potevano descrivere loro stesse, l’incontro con “il cattivo” (la malattia) e con i loro “aiutanti magici” (le risorse) che le hanno aiutate ad affrontare l’imprevista sfida. Ognuna era libero di pensare alla fiaba che preferiva, fosse essa conosciuta oppure no, già esistente o inventata di sana pianta.

È stato un incontro di vero scambio in cui è emerso quanti punti in comune i protagonisti abbiano tra di loro, sia in termini di vissuti emotivi che esperienziali.

La malattia si presenta imprevista: è un orco brutto, una strega, un sortilegio, qualcosa che intralcia la strada e che rende tutto più difficile se non addirittura, all’apparenza, impossibile.

Il protagonista si sente già vinto in partenza; a vederlo, il mostro, sembra imbattibile!

Ma ecco che, per fortuna, un aiutante “magico” viene in soccorso e, per quanto non faccia sparire il cattivo, rende tutto più affrontabile. Questo aiutante magico non è necessariamente un eroe forte e muscoloso; delle volte è qualcuno in grado “solo” di capire i pensieri, i timori e le emozioni del protagonista; altre volte invece è qualcosa/qualcuno che fa si che le risorse a sua disposizione diventino più chiare. Il protagonista capisce di che cosa già lui disponga, di che cosa abbia invece bisogno e dove andare a cercarlo, o a chiederlo. Eh sì, perché l’aiutante insegna anche a chiedere aiuto quando da solo, il protagonista, non ce la può proprio fare.

Il nostro avventuriero quindi prosegue nella sua storia, consapevole che il cattivo è sempre nei paraggi ma consapevole anche di non essere totalmente inerme ed impotente. Può proseguire il suo viaggio, con attenzione, certo, ma anche godendo del paesaggio, dell’avventura e degli incontri piacevoli.

Ora la domanda è questa: qualunque sia la tua sofferenza, con che fiaba ti racconteresti? Alla fine il protagonista ce la fa sempre….sì, ma come? Con le risorse che ha, che scopre di avere e che può ottenere.

Quindi forza, che ognuno scriva la sua fiaba.

Immagine di Dott.ssa Maria Ape

Dott.ssa Maria Ape

Psicologa, neuropsicologa e psicoterapeuta iscritta nella sezione A dell’albo professionale dell’Ordine degli Psicologi della Lombardia n. 03/13952.

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