Chi è la persona “sola”? Cosa significa solitudine?
Capita spesso che nella stanza dello psicoterapeuta entrino persone che soffrono di questa “condizione”.
Il più delle volte, tuttavia, questa sofferenza non è immediatamente riconosciuta e chi cerca aiuto denuncia piuttosto un generale stato di malessere che fatica a spiegare e a spiegarsi ma che comunque caratterizza la sua vita e che, almeno a prima vista, non sembra certo la solitudine.
Questo spesso accade perché chi “si sente solo” o “ha paura di rimanere solo” non è necessariamente la persona reclusa in casa, senza contatti e senza interessi; molte volte sono invece proprio coloro che si ritrovano costantemente impegnati in qualche attività, evento mondano o lavorativo, che sono sempre attorniati da gente, ad essere persone sole o terrorizzate dalla solitudine.
La paura della solitudine infatti non si concretizza solo nel ritrovarsi a dover richiedere un “tavolo per uno”o nel non sentire mai il proprio telefono squillare; il timore di sentirsi soli può presentare sfaccettature più profonde, spesso infide per cui diventa difficile riconoscerlo, dimostrarlo e, soprattutto, cercare di affrontarlo.
Chi infatti è sempre attorniato da gente non apparirà come una persona sola, sofferente e quindi da aiutare; anzi, molto spesso sarà invidiata per il fatto di essere “un compagnone”.
Ma sappiamo quanto la psiche umana sia complessa e quanto poco lasci all’evidenza! L’ipercoinvolgimento nelle attività sociali può infatti talvolta rappresentare un tentativo di difesa dalla possibilità di mostrare, a se stessi in primis, e agli altri poi, di aver bisogno di relazioni che siano veramente intime e profonde senza le quali ci si sente incompleti, soli, appunto. C’è tutto ma manca quel qualcosa…qualcosa che però non è banale; è infatti la risposta ai più basilari bisogni umani: l’attaccamento e l’accudimento.
Prendere consapevolezza di questi bisogni è il primo passo verso la completezza e la riduzione di quella suddetta sofferenza.



